PROCEDURE UTILIZZATE PER IL CONTROLLO DELLE ZANZARE
Premessa
Molto spesso il controllo delle zanzare viene attuato mediante le sole applicazioni di soluzioni insetticide, micronizzate contro l’insetto adulto e, più raramente, irrorate nelle acque contro le forme larvali.
ASID, in linea con le più moderne tecniche di Lotta Integrata (I.P.M. – Integrated Pest Management), attraverso la conoscenza della bio-etolologia delle specie target (specie bersaglio), fonda le strategie di bonifica sulla Prevenzione ed il Monitoraggio, oltre che su una integrazione dei diversi sistemi di lotta attuabili.
La lotta alla zanzara dovrebbe cominciare in primavera quando le temperature raggiungono i 20 ° C.
Descrizione Delle Fasi Operative
INFORMAZIONE-PREVENZIONE
La conoscenza della biologia dell’insetto è fondamentale per intraprendere qualsiasi forma di lotta, per cui sarebbe molto utile una piccola formazione generale sulla bioetologia delle zanzare ed i relativi metodi di controllo attuabili. Gli Operatori durante i sopralluoghi sono disponibili per ulteriori informazioni in merito alla bonifica in corso ed a collaborare con i titolari stessi al fine di individuare ed eliminare i possibili focolai larvali.
MAPPATURA E MONITORAGGIO DEI POTENZIALI FOCOLAI
L’individuazione dei possibili focolai larvali è un elemento fondamentale per la buona riuscita della bonifica;
I potenziali focolai larvali devono essere monitorati con una frequenza media tale da impedire la nascita degli adulti (farfallamenti) all’interno dell’area della Struttura. I risultati delle ispezioni verranno resi noti al Responsabile della Struttura stessa.
LOTTA DI TIPO MECCANICO – FISICO
Occorre verificare innanzitutto se è possibile l’eliminazione-inattivazione di potenziali focolai all’interno dell’area mediante:
svuotamento ed eliminazione di contenitori dove è presente o dove potrebbe ristagnare dell’acqua;
pulizia della rete di drenaggio acque fognarie e meteoriche, comprese le eventuali raccolte che si potrebbero formare nelle immediate vicinanze (discendenti, caditoie, tombini eventualmente intasati, piccoli invasi, avvallamenti del terreno ecc.);
copertura con reti zanzariere o coperchi a chiusura ermetica di contenitori di cui non è possibile lo svuotamento;
pulizia di eventuali fossette di scolo che non drenano perfettamente le acque;
eventuale copertura di piscine con teli che non permettano il ristagno di acque piovane.
LOTTA BIOLOGICA
Laddove le condizioni lo consentiranno, saranno privilegiati tutti i possibili interventi ad impatto ambientale nullo che rientrano nella sfera della cosiddetta Lotta Biologica quali:
immissione di Gambusia affinis (un pesciolino predatore di larve di zanzara conosciuto in Maremma anche con il nome di “Buzzacchiotto”), in fontane, stagni artificiali, piscine per le quali non è prevista l’attivazione nella stagione calda (o comunque una attivazione in ritardo), fosse e fossette di scolo dove l’acqua è presente per buona parte dell’estate;
applicazione di formulati a base di Bacillus thuringiensis (principio attivo biologico), nei focolai positivi che non possono essere bonificati.
LOTTA CHIMICA
INTERVENTI LARVICIDI
Qualora gli interventi preventivi e le altre modalità di lotta non fossero attuabili o sufficienti, si procederà ad applicazioni di formulati larvicidi a base di principi attivi cosiddetti Regolatori di Crescita od altri di tipo chimico, sempre comunque con caratteristiche di bassissima tossicità.
INTERVENTI ADULTICIDI
Per quanto riguarda gli interventi adulticidi occorre tenere presente che hanno senz’altro un impatto ambientale maggiore rispetto a quelli larvicidi, dato che non presentano caratteristiche di selettività; è anche vero però che in determinati periodi dell’anno, spesso a causa di fattori climatici avversi, potranno essere presenti consistenti densità di adulti (in particolare del genere Aedes spp. cioè le specie tipiche provenienti sia dalle aree umide che boschive).
In tal caso un intervento adulticida abbattente contribuisce a riportare il fastidio arrecato dalle punture, almeno per un certo periodo di tempo, ad una soglia accettabile.
LA LOTTA INTEGRATA PER IL CONTROLLO DELLE MOSCHE
PREMESSA
I substrati elettivi per la riproduzione delle varie specie di mosca (Musca domestica L. ed altre), sono costituiti essenzialmente dalle deiezioni animali e/o da cumuli di sostanza organica in decomposizione; il ciclo di riproduzione avviene in particolare nelle zone con una umidità superiore al 40%, dove gli insetti depositano le uova e dove le larve trovano un eccellente substrato per l’accrescimento.
Il controllo si esplica attuando ove possibile una buona prevenzione ed applicando un Sistema di Lotta Integrata.
I sistemi utilizzati possono essere i seguenti:
- Occorre innanzitutto ispezionare le aree al fine di individuare eventuali siti di riproduzione.
- In caso di riscontro positivo eseguire l’applicazione di un formulato antilarvale (del tipo I.G.R.- principio attivo regolatore di crescita selettivo verso le sole larve di mosca) nei siti di riproduzione (concimaie, discariche di rifiuti, ecc.), al fine di interrompere il ciclo riproduttivo della mosca.
- Installare specifiche trappole attrattive per la cattura massiva a liquido di tutti i tipi di mosche. Le trappole sono completamente biodegradabili o riutilizzabili e contengono un attrattivo naturale (farina di carne e di pesce essiccati) da sciogliere in acqua.
Il corretto utilizzo delle trappole stesse prevede:
a. Eventuali riposizionamenti per verificarne la migliore attrattività.
b. Sostituzione della trappola e ricambio esca quando necessario.
- Applicare su delle superfici un’esca alimentare liquida o in granuli;
Si tratta di un prodotto particolarmente attrattivo a base zuccherina ed in più addizionato con Z-9-Tricosene che è il feromone di aggregazione della mosca domestica. Il formulato in granuli si può utilizzare tal quale, oppure opportunamente diluito applicandolo a pennello sui siti ove le mosche si posano più frequentemente (applicazione a spot). Il Principio Attivo agisce per contatto provocando la morte della mosca in breve tempo. - Installare dei pannelli cromotropici; il formulato precedente, sempre diluito in acqua, può essere applicato a pennello su appositi supporti (pannelli cromotropici) di colore giallo o bianco opportunamente posizionati nell’area: posandosi su tali pannelli già di per sé fortemente attrattivi per il colore, le mosche vengono a contatto con il Principio Attivo, morendo nel giro di breve tempo.
Eseguire dei trattamenti spaziali mediante un atomizzatore; ciò contribuisce ulteriormente ad abbattere le densità di adulti di mosca presenti nell’ambiente.
CONCLUSIONI
Le procedure sopra elencate sono quanto di meglio applicabile oggi secondo la metodologia I.P.M. (Integrated Pest Management) e cioè la corretta gestione degli infestanti e delle problematiche ad essi connesse seguendo vari tipi di lotta, integrati fra di loro.
CONTROLLO DELLE MOSCHE ED ALTRI INSETTI VOLANTI NEI LOCALI CON ALIMENTI
Per la protezione degli ambienti e degli alimenti dalla presenza di insetti volanti (mosche, moscerini, tignole delle farine ed altri insetti volanti), si propone l’installazione in comodato d’uso di trappole attrattive a piastra collante.
Tali apparecchiature sono dotate di neon a luce ultravioletta, la cui lunghezza d’onda causa un forte richiamo su tutti gli insetti volanti; quest’ultimi rimangono adesi su delle piastre collanti posizionati all’interno della trappola stessa dietro i neon.
In tal modo, al momento del cambio delle piastre, si potrà anche effettuare un monitoraggio delle specie presenti, onde prevenire eventuali massicce infestazioni.
N.B.: le lampade a “griglia elettrificata” (per intendersi, quelle che “frizzano”) non dovrebbero essere più utilizzate negli ambienti soggetti all’Autocontrollo; molto spesso infatti la scarica elettrica fa sì che l’insetto o parti di esso, siano sbalzati ad alcuni metri di distanza dalla lampada stessa.
LA LOTTA A VESPE E CALABRONI
Le specie di vespe che possono creare pericolo per l’uomo sono essenzialmente tre:
-
- Vespula germanica chiamata volgarmente “Vespa Terraiola” o “Terragnola”, che costruisce i nidi prevalentemente nel terreno;
- Polystes gallicus o “Vespa cartonaia” che costruisce piccoli favi in svariati luoghi: sotto le tegole dei tetti, dentro le siepi, nei cassonetti degli avvolgibili, oltre che in qualsiasi tipo di fessura od interstizio di fabbricati e strutture.
- Vespa crabro il classico “Calabrone” che costruisce i suoi nidi all’interno di cavi degli alberi, nei sottotetti, in casotti di campagna, nei camini, ed in altri siti simili.
La lotta alle vespe risulta abbastanza difficoltosa, specialmente quando non si riesce ad individuare i nidi; nel caso ad es. della Polystes spp., talvolta occorre intervenire applicando una soluzione biocida sulle e, specialmente, sotto le tegole dei tetti al fine di debellare l’infestazione; piccoli nidi, sempre di Polystes spp., si possono irrorare e poi asportare manualmente.
Quando non si riesce ad individuare la fonte di provenienza, si possono utilizzare delle simpatiche trappole con all’interno un liquido attrattivo a base zuccherina (vd. foto a lato), tenendo presente però, che solo la Vespula ne è attratta, poiché la Polystes ha una dieta prevalentemente a base proteica.
IL CALABRONE ASIATICO (Vespa velutina kuriphilus)
Dopo la vespa cinese del castagno (Dryocsmus kuriphulus) ed tarlo asiatico (Anoplophora chinensis), un altro insetto di origine orientale, rischia di invadere il territorio europeo. Si tratta del Calabrone asiatico, arrivato in Francia nel 2004 ed ora diffuso in tutto il sud del territorio d’oltralpe.
Si tratta di un imenottero molto aggressivo, le cui punture sono molto dolorose; ma oltre al rischio per le addirittura a mezz’aria.
Il Calabrone asiatico, lungo da 2,5 a 3 cm, presenta un colore uniforme bruno scuro con zampe gialle ed una sola banda giallo aranciata nell’addome; il nostro calabrone (Vespa crabro) si riconosce facilmente per il capo e torace rossastro e l’addome giallo e nero.
Le sue colonie sono formate anche da 1.200-2.000 individui e non al max centinaia come il nostro calabrone; costruisce nel 50 % dei casi i nidi sugli alberi, ma colonizza anche capannoni, tettoie, fienili e nelle zone boschive, può creare i nidi anche nel terreno.
LE BLATTE O SCARAFAGGI
Come tutte le primavere, con l’aumento delle temperature, spesso è necessario affrontare il problema causato dalla presenza nei locali cantine, cucine o nei bar (ad es. vicino alla macchina del caffè o sui banchi di lavoro), di alcuni fastidiosi e repellenti insetti….
CHI SONO ?
Sono le Blatte (volgarmente chiamate “FOCHISTE”, “PIATTOLE”, “BACHERE”, “SCARAFAGGI” ecc.), insetti cosiddetti “striscianti” che di giorno si nascondono nelle fessure, negli scarichi, dentro i mobili o presso i motori degli elettrodomestici, per poi uscire di notte in cerca di cibo. Proprio per il fatto che sono insetti lucifugi, cioè non sopportano la luce, talvolta ci si accorge della loro presenza solo per caso, magari illuminando i locali durante le ore notturne, oppure ritrovando esemplari morti. Quando le densità diventano elevate, tali insetti possono uscire dai loro rifugi anche di giorno o con i locali illuminati.
E’ VERO CHE NASCONO DAL NULLA?
FALSO ! Le “fochiste” (quelle marroncine) possono arrivare per la prima volta nelle strutture generalmente insieme a delle forniture, in particolare cartoni od altri materiali. Basta che venga “importata” una “ooteca” cioè un piccolo contenitore che racchiude decine di uova, o una femmina gravida, perché l’infestazione abbia inizio.
Le cosiddette “bachere” o “piattole”, quelle di colore nero e più grandi delle precedenti, oltre ad arrivare con le merci, possono risalire le tubazioni degli scarichi fognari e dei pozzetti per poi stabilirsi nei locali.
E’ VERO CHE VIVONO SOLO DOVE LA PULIZIA È CARENTE ?
FALSO ! Una volta insediatesi possono vivere e proliferare anche in locali perfettamente puliti ed igienici, dato che la loro alimentazione può essere costituita anche solo da pochissime briciole di cibo o addirittura della polvere, ed alcune gocce d’acqua. Senza contare poi che in mancanza di cibo si mangiano fra di loro e quel che è peggio, si nutrono anche dei loro escrementi…!!!
E’ VERO CHE E’ IMPOSSIBILE ELIMINARLE DEFINITIVAMENTE?
FALSO !! Si può risolvere definitivamente il problema, o comunque diminuire drasticamente le densità, utilizzando in modo appropriato un’esca alimentare. Anche nelle situazioni più difficili l’applicazione mirata di questo prodotto nei siti opportuni, ed un costante monitoraggio tramite trappole attrattive collanti, porta nel giro di poco tempo al controllo dell’infestazione causata dalla Blattella germanica (“fochista”) o dalla Blatta orientalis (“bachera nera o scarafaggio nero).
E’ VERO CHE SONO PERICOLOSE?
VERO: le blatte, come topi e ratti possono contaminare gli alimenti o le superfici di lavoro, con batteri patogeni presenti sulle loro zampe o negli escrementi e quindi devono essere combattute ed eliminate in particolare nelle attività soggette alla normativa (H.A.C.C.P. – Autocontrollo), ove sono presenti alimenti.
COSA BISOGNA FARE ?
Nel dubbio sarebbe opportuno fare almeno un monitoraggio con specifiche trappoline attrattive per verificare se i locali sono immuni da tali insetti. Qualora il monitoraggio risulti positivo, sulla base della specie presente occorre impostare un programma di lotta mirato.
Si consiglia di non effettuare trattamenti con i classici insetticidi o repellenti liquidi; oltre ai problemi di tossicità nell’applicazione, il loro effetto provoca la dispersione degli esemplari sopravvissuti e ciò in breve tempo comporta la ricolonizzazione dei locali ed una più difficile eradicazione.
Oltre alle due specie più comuni di blatte, di cui abbiamo parlato,
risultano sempre più frequenti in particolare negli appartamenti, ritrovamenti di una nuova specie di scarafaggio: la Supella longipalpa (Fabricius, 1798). Conosciuta anche con il nome di “blatta dei mobili”.
Viene spesso veicolata nelle case attraverso involucri di varia natura (ad es. cartoni all’interno dei quali si nasconde o depone le uova); di solito, colonizza prima la cucina, poi se non si interviene precipitosamente, si disperde anche nei bagni e nelle altre stanze, camere comprese.
Come le altre blatte è lucifuga; si nasconde di giorno all’interno di mobili, (armadi, cassettiere, ecc.), dietro gli elettrodomestici, o nei pressi dei motori di questi ultimi, per poi uscire di notte in cerca di cibo. Quando le densità diventano elevate, tali insetti possono uscire dai loro rifugi anche con i locali illuminati.
Questa blatta è talvolta responsabile di massicce infestazioni di interi edifici, riuscendo a colonizzare stabilmente le intercapedini murarie; in questi casi limite, la bonifica risulta ovviamente quanto mai complessa.
ASID è una Impresa altamente specializzata in piani mirati di bonifica per questa specie come per le altre specie di blatte poichè utilizza, tra l’altro, un metodo basato sull’applicazione di una esca alimentare in gel assolutamente innocua per le persone, ma incredibilmente efficace per il controllo di tali insetti.
ASID si rende disponibile per eventuali determinazioni gratuite di esemplari rinvenuti all’interno dei locali ed edifici.
LE FORMICHE INFESTANTI
Le formiche appartengono all’ordine degli Imenotteri come api, vespe, calabroni ecc.. Tutte le formiche sono insetti sociali, vivendo in colonie permanenti che generalmente comprendono una femmina (regina), dei maschi e delle operaie. La famiglia Formicidae comprende circa 10.000 specie nel mondo, ed in Italia ne sono presenti diverse, alcune delle quali possono creare problemi di infestazione. In questa scheda parleremo di quelle che più comunemente si possono ritrovare nelle Industrie Alimentari ma anche nelle nostre abitazioni.
La “formica faraone” (Monomorium pharaonis), piccola e dal colore giallo brunastro, è tipica dei luoghi caldo umidi, in particolare ove sono presenti sostanze zuccherine; le sue colonie possono raggiungere i 10.000 individui ed i nidi si possono ritrovare sotto i pavimenti, nelle fessurazioni dei muri all’interno dei locali, ma anche nel terreno all’esterno degli edifici.
Poichè la Formica Faraone visita siti che si trovano molto lontani dai nidi, risulta molto spesso difficile individuare la loro provenienza; questo insetto può provocare importanti infestazioni negli ospedali, in particolare in quei reparti in cui è presente del latte (Ostericia) od in altri dove non viene eseguita una corretta pulizia e comunque non vengono allontanati velocemente dalle stanze dei degenti briciole di dolci, zucchero, contenitori di succhi di frutta e sim.
La cosiddetta “formica argentina” (Iridomyrmex humilis), arrivata però dal Brasile all’inizio del secolo, è diventata un importante infestante soprattutto nelle città costiere; tende a sostituire le specie di formiche preesistenti formando colonie che si moltiplicano per gemmazione, con un altissimo numero di regine. I suoi nidi si possono trovare nel terreno, sotto le pietre, in fessure nelle pareti e si nutre sia di sostanze proteiche che zuccherine; non solo protegge afidi e cocciniglie produttori di melata, ma danneggia la frutta matura, preda miele negli alveari, penetra nelle Industrie Alimentari e nelle abitazioni sfruttando anche le reti fognarie, per cui può essere vettore di microrganismi patogeni.
La lotta alle formiche è abbastanza complicata; perchè sia risolutiva occorre infatti distruggere tutta la colonia, compresa la o le regine; molto spesso però non si riesce ad individuare il nido per cui, al posto di un insetticida di contatto che agisce immediatamente sugli esemplari che vediamo, si preferisce utilizzare delle esche alimentari (generalmente in gel), il cui Principio Attivo ha un effetto ritardato, non uccidendo quindi immediatamente le operaie. Poichè quest’ultime nutrono gli altri componenti della colonia con il cibo che hanno precedentemente ingerito (metodo della trofallassi), con questo sistema generalmente si ottiene un effetto domino che ha come risultato l’eliminazione dell’intera colonia.
Un altro metodo efficace è l’applicazione, di una soluzione di biocida microincapsulato; questa particolare formulazione in cui il Principo Attivo è contenuto in microscopiche capsule polimeriche, è praticamente inodore e risulta il più efficace per il controllo delle colonie di formiche in quanto le microcapsule si attaccano agli insetti e vengono trasportate nei nidi contribuendo ad eliminare l’intera colonia.
Tale prodotto possiede inoltre una minore tossicità e quindi una maggiore sicurezza rispetto ad un classico biocida in emulsione concentrata, nella cui formulazione sono solitamente presenti vari solventi nocivi.
GLI ACARI DELLA MUFFA
Talvolta nelle nostre case vediamo dei piccolissimi animaletti bianchi; spesso ci accorgiamo della loro presenza perché su di una superficie scura, magari quella di un mobile, notiamo una specie di “POLVERE CHE CAMMINA”.
In tal caso siamo quasi sicuramente in presenza di acari e più precisamente di Glycyphagus domesticus.
Il Glicyfagus è un acaro astigmato cosmopolita, di forma rotondeggiante, appartenente alla famiglia Glycyphagidae che misura da 300 ed i 400 micron (il micron è il millesimo di millimetro). Generalmente si rinviene, nei magazzini, negli alveari, nei nidi di uccelli e di roditori e si nutre di funghi microscopici che vegetano su prodotti e sottoprodotti del grano, prodotti dolciari, formaggi, prosciutti, stoccafissi, frutta secca, legumi, erbe medicinali e semi di varie piante.
Nelle abitazioni è normalmente presente, trovando generalmente rifugio nelle zone umide della casa, sulle pareti, nelle intercapedini e negli angoli dei bagni e della cucina, ma la proliferazione massiccia avviene di solito nei periodi umidi ed in particolare quando sulle pareti delle stanze compare la muffa, di cui gli acari si nutrono.
CICLO BIOLOGICO
Una femmina produce circa 80-90 uova, con una media di 3-4 uova al giorno; ad una temperatura ambientale di 23-25 C° e con un umidità relativa dell’80-90% il ciclo vitale si completa in circa 22 giorni.
PROBLEMATICHE SANITARIE
Il Glycyphagus domesticus quando presente saltuariamente ed in basse densità nelle nostre abitazione può non comportare particolari problemi.
In altre realtà viene invece associato al cosiddetto grocers’itch (“prurito del negozio alimentare”) in quanto la sua presenza determina, in individui sensibilizzati, l’insorgenza di dermatiti pruriginose a sfondo allergico. In Italia viene chiamato l’acaro che produce la cosiddetta “Scabbia dei droghieri”
In realtà G. domesticus, insieme a L. destructor e ad Acarus siro, è uno dei principali agenti di quella che, più appropriatamente, viene chiamata “falsa scabbia”, una patologia cutanea che simula la vera scabbia.
L’acaro è anche detto “Acaro del prurito” od anche “Acaro delle stoffe”. Ciò si deve sia alla sua ben nota capacità di produrre prurito sia alla sua predilezione per i tessuti, per i vestiti, per la biancheria intima in cui si localizza preferenzialmente a livello delle cuciture.
Si ritiene, inoltre, che sia implicato nello sviluppo di forme allergiche di tipo respiratorio come riniti, rino-congiuntiviti ed asma e certamente concorre, nel periodo autunno-invernale nell’esacerbare l’infiammazione delle vie respiratorie colpite da agenti eziologici di altra natura.
PREVENZIONE
Poiché come abbiamo visto questo acaro si riproduce velocemente in ambienti con temperatura e umidità relativamente alte, occorre tenera sotto controllo questi due fattori.
Può essere quindi molto utile arieggiare sempre bene le stanze, specialmente nelle giornate di tramontana e ovviamente togliere eventuali muffe presenti sulle pareti.
CONTROLLO
Per diminuire velocemente le densità nei casi più difficili, può essere utile eseguire un intervento di disinfestazione mediante la nebulizzazione di una soluzione a base di un blando biocida con caratteristiche abbattenti.
UN PROBLEMA RIEMERGENTE: LA CIMICE DEI LETTI
Fino a poche decine di anni fa, tale insetto era associato a condizioni igieniche precarie e quindi “colpiva” prevalentemente gli strati sociali più bassi; oggi viene veicolato da turisti o uomini d’affari che si recano nei paesi caldi dove tali insetti riescono a vivere anche all’esterno degli edifici. Il corpo notevolmente appiattito consente loro di nascondersi nei bagagli ed essere poi facilmente trasportate in altri luoghi del mondo.
Come è noto la Cimice dei Letti è ematofaga, (come la zanzara) cioè punge vari animali, compreso l’uomo per nutrirsi di sangue; anche se non trasmette malattie, circa il 90% delle persone sono molto sensibili alla sua puntura, che provoca infiammazioni allergiche talvolta anche importanti e può essere dolorosa.
Gli adulti sono lunghi da 6 a 8 mm e durante il giorno si nascondono in microambienti come le fessure del pavimento e della struttura dei letti, in materassi che presentano delle pieghe o dei tagli, dietro i quadri, sotto la carta da parati, nei mobili ecc. e solo di notte escono per raggiungere la potenziale vittima; per questo la loro presenza viene talvolta rilevata solo quando le densità raggiungono valori “importanti”.
In questi casi è opportuno ricorrere ad applicazioni di formulati insetticidi specifici abbattenti e/o residuali ma poiché tali sostanze non agiscono direttamente sulle uova, QUASI SEMPRE risulta necessario ripetere il trattamento anche per due – tre volte a distanza di 2-3 settimane tra un trattamento e l’altro, al fine di sopprimere anche gli individui nati successivamente.
La prevenzione si basa essenzialmente su una accurata ispezione degli ambienti al fine di individuare eventuali esemplari sia direttamente, sia attraverso la ricerca delle loro tracce (escrementi).
Anche un odore sgradevole all’interno delle stanze può indicare la presenza di una massiccia infestazione da Cimice dei letti.
N.B. da poco è arrivata sul mercato italiano una specifica trappola di monitoraggio (BB ALERT) per rilevare l’eventuale presenza della cimice nelle stanze.
ASID si rende disponibile ad effettuare su richiesta sopralluoghi gratuiti al fine di impostare un programma di monitoraggio dei locali ove vi sia il sospetto della presenza di tali insetti.